Il peschereccio mazarese "Cartagine", con a bordo nove uomini
di equipaggio, tre mazaresi e sei tunisini,
potrà lasciare il porto di Sfax
dietro il pagamento di un’ammenda di 21.000 euro da parte degli armatori Paolo
e Nicolò Giacalone. A riferirlo con una nota è il presidente del Distretto
Produttivo della Pesca di Mazara del Vallo, Giovanni Tumbiolo, appresa la
notizia a seguito di un colloquio telefonico con l'Ambasciatore d’Italia in
Tunisia, Raimondo De Cardona. A comunicarlo all'ambasciatore De Cardona è stato
direttamente il Ministro all'Agricoltura e Pesca della Tunisia, Mohammed
Ben Salem. Il peschereccio "Cartagine", sequestrato lo scorso 20
settembre da una motovedetta della dogana tunisina, era stato abbordato in
acque internazionali, e "mentre era in navigazione, come risulta dalla
blue box e dai tracciati delle Capitanerie di porto" a 70 miglia dalle
coste tunisine, in prossimità della zona del Mammellone, il tratto di mare su
cui la Tunisia avanza pretese di pesca esclusiva. Durante il dirottamento, la
nave Sirio della Marina militare, in navigazione a circa 35 miglia dal
peschereccio, avvisata via radio dell’accaduto da un secondo peschereccio
mazarese, il Twenty Two, aveva mandato in volo il proprio elicottero
dirigendolo verso la posizione del "Cartagine" per raccogliere
informazioni e stabilire un contatto radio, senza alcun esito. Al momento del
sequestro, il natante non era intento in
attività di pesca. "I sequestri dei pescherecci creano gravi danni
economici e finanziari a tutta la filiera ittica e rischiano – ha sottolineato
Giovanni Tumbiolo – di mettere definitivamente in ginocchio il settore della
pesca siciliana e mazarese in particolare. Nel 50 per cento dei casi i
sequestri avvengono senza nessuna particolare motivazione e avvengono in acque
internazionali". I danni derivanti dalla cosiddetta “guerra del pesce”,
che dura ininterrottamente da 50 anni, sono stati stimati in 90 milioni di
euro, tutti a carico della fragile economia ittica siciliana. "Il vero
problema – aggiunge Tumbiolo – è che non sono stati chiaramente definiti i
limiti e confini ed i conseguenti diritti reciproci. Il principale responsabile
è l’Unione Europea. L’Europa non è mai intervenuta in questa complessa materia.
Sicuramente gli interessi da difendere sono stati differenti da quelli delle
nostre deboli marinerie".
di Irene Cimino per
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