Molto dura ed argomentata la requisitoria della pubblica accusa. I due pm,
Sabrina Carmazzi e Francesca Rago, hanno chiesto la condanna a 15 anni di
carcere per Jessica Pulizzi, 26 anni, imputata di ‘sequestro di
minore’.
“Il
primo settembre 2004, tra le 11.45 e le 11.50, in via La Bruna, a Mazara del
Vallo, Denise Pipitone scompare. In quel momento era affidata alla nonna
materna e giocava per strada. Poi, improvvisamente, il buio”. E’ iniziata così la
requisitoria della pubblica accusa davanti il Tribunale di Marsala. Il
rapimento della piccola Denise è stato frutto di “un’azione repentina e non
preventivata”. I pubblici ministeri non hanno dubbi, a rapire Denise il primo
settembre del 2004, è stata la sorellastra. “Jessica Pulizzi ha preso con sé
Denise, l’ha caricata sul suo scooter e s’è allontanata velocemente. Una serie
di indizi inducono a ritenere - afferma il pm Rago - che Jessica sia stata l’autrice
del sequestro. E’ colpevole senza alcun dubbio. Gli indizi sono chiari, univoci
e convergenti. Il fatto che in questi anni Denise non sia stata trovata e che
non siano stati individuati i complici a cui successivamente è stata consegnata
la bambina non significa che Jessica, che non può aver agito da sola, sia
innocente. Il suo telefono cellulare – aggiunge il pm-, quando sparì Denise, è
stato agganciato da una cella nella zona dell’abitazione di Piera Maggio.
Jessica ha, poi, mentito agli inquirenti quando ha detto di essere rimasta a
casa tutta la mattina dell’1 settembre 2004”. Secondo il pm, la frase “a casa
c’ha purtai” non può che essere una “confessione”. “L’imputata - asserisce il
pubblico ministero - non è riuscita a frenare quella rabbia covata da tempo
concretizzando le minacce fatte anni prima a Piera Maggio per telefono”. L’accusa ha continuato a ripercorrere
l’intera vicenda ed i conflitti familiari originati dal rapporto sentimentale
tra Piero Pulizzi e Piera Maggio, evidenziando anche una serie di incongruenze
nelle dichiarazioni di Jessica che “aveva il movente e non ha un alibi”.
Secondo i magistrati, la pista da percorrere è quella della gelosia di Jessica
nei confronti della sorellastra. “Jessica – puntualizza il pm Rago - era gelosa
come una moglie, spesso transitava dalla strada dove abitava Denise nonostante
quella via non fosse di passaggio”. Il pm Sabrina Carmazzi parla di “indagini
condotte in un segreto istruttorio spesso scambiato per inerzia” e di “bambina
strappata inumanamente ai genitori”. “Sono state percorse - arringa il pm -
varie vie investigative, sempre con l’obiettivo primario di ritrovare
Denise. Sono state seguite tre direttrici: la ricerca della bambina,
controllando e ispezionando con grande dispiegamento di forze ogni pozzo o
anfratto. Poi, le indagini sui possibili autori del sequestro e infine l’attività
di riscontro alle segnalazioni, anche quelle anonime. E’ stato fatto tutto
quello che si doveva fare. Nessuna pista è stata scartata. Neppure quella degli
zingari, legata però a credenze popolari. Il tempo, comunque, dal punto di
investigativo, non è passato invano. Tutte le piste alternative all’imputata
Jessica Pulizzi sono state escluse perché prive di riscontro e prive
dell`elemento fondamentale. Quello che rappresentava Denise per Jessica.
Quest`ultima ha approfittato della situazione favorevole. Denise sola in
strada”. Sin da prima della separazione dei genitori, ha spiegato il
magistrato, Jessica Pulizzi sospettava che il padre intrattenesse una relazione
extraconiugale con Piera Maggio. “Tra i soggetti che non dimenticheranno mai –
aggiunge Carmazzi nella sua requisitoria - non può non essere ricompresa
Jessica Pulizzi, che il 26 ottobre 2000 apprende della nascita di Denise. Dal
suo punto di osservazione, l’ultima arrivata poteva sottrarle l’affetto del padre.
Jessica, il primo settembre 2004, sapeva che Denise era figlia di suo padre”.
Il pm ha poi ricordato la “telefonata di Jessica a Piera Maggio, alla quale
dice: ‘Come abbiamo pianto io e mia sorella Alice, deve soffrire anche tuo
figlio Kevin’. Il padre, quando viene a saperlo, la sgrida, continuando a
negare di essere il padre di Denise. Una lunga serie di bugie”. Dopo la
separazione e la nascita della piccola Denise, i sospetti si sarebbero
rafforzati e Jessica affrontò più volte il padre. Piero Pulizzi ammise la
verità soltanto dopo il rapimento della bambina. Per il pm Sabrina Carmazzi,
l’imputata, presente in aula insieme con la madre, Anna Corona, “aveva il
movente e non ha un alibi convincente per la giornata del rapimento. Per
nessuna persona quella bambina rappresentava quel che simboleggiava per
Jessica, la quale è e rimane l’unica imputata per il sequestro”. Durante una
pausa si sono registrati momenti di tensione in aula. Piera Maggio se l’è presa
con Anna Corona, urlandole, prima di abbandonare l’aula, “Che ci guardi?”. Anna
Corona non ha replicato e l’incidente non ha avuto alcuno strascico. Per
Gaspare Ghaleb, 28 anni, ex fidanzato di Jessica Pulizzi, imputato nello stesso
processo ma solo per false dichiarazioni al pubblico ministero, sono stati,
invece, chiesti cinque anni e sei mesi di reclusione. Infine, il pm Carmazzi ha
chiesto la trasmissione degli atti in Procura per procedere per falsa
testimonianza contro Francesca Adamo, collega di lavoro di Anna Corona, madre
di Jessica. “Ho sentito un tuffo al cuore - ha dichiarato Piera Maggio commentando
la requisitoria dell’accusa - quando il pm, nell’invocare la pena per Jessica
ha chiesto l’applicazione della legge Denise sul sequestro di minorenne. La
Procura ha argomentato bene”. La “legge Denise” è la nuova formulazione dell’articolo
605 del codice penale, approvato nel 2009, ad iniziativa di parlamentari che
hanno accolto una proposta di legge studiata dall’equipe dell’avvocato Giacomo
Frazzitta, legale di parte civile, che prevede un inasprimento di pena. Oggi è
il turno dei legali di parte civile.
di Irene Cimino per
minore’.

di Irene Cimino per
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